Giorgio De Chirico
Le muse inquietanti
1950 c.
Olio su tela
cm 97x66
L'opera è una delle tante versioni eseguite da De Chirico dall'originale del 1918 ed è emblematica del periodo metafisico. La piazza di Ferrara antistante il castello estense (l'edificio rosso sul fondo) è trasformata in un palcoscenico ligneo su cui stanno tre statue, le muse inquietanti. La prima musa è girata di spalle, ha il torso di una statua maschile ma il corpo rivestito di un pesante peplo, un abito femminile, la testa gigante è quella di un manichino. La seconda musa è seduta su una scatola blu, ha il corpo tratteggiato come un manichino da sartoria e la testa ovoidale appoggiata ai suoi piedi, in fondo al palcoscenico sta una terza musa dalle fattezze femminili ma col volto completamente in ombra, dalle ombre sul palcoscenico si evince la presenza di una quarta figura che però è fuori dal quadro. La prospettiva è arbitraria e il castello, la fabbrica e la torre bianca (che non sono realmente vicini come li pone De Chirico) risultano ribassati rispetto al palcoscenico. Lo scopo è quello di provocare un senso di straniamento nello spettatore: le muse, tradizionalmente raffigurate come delle donne che ispirano arte, musica e poesia all'uomo, sono trasformate in statue e manichini (estrema modalità di rendere l'essere umano un oggetto) chiusi in se stessi e incapaci di comunicare il mistero suscitato dagli accostamenti illogici di figure e oggetti.