Questo lavoro di ripresa è stato realizzato nel paese di Caldarola (Macerata), consiste in una immagine sferica (360° x 180°) riprodotta in alta definizione (2,5 gigapixel) dello splendido Stanzino del Paradiso di Palazzo Pallotta.
Palazzo Pallotta
Oggi sede del Municipio, sorge al centro di Caldarola e forma insieme alla chiesa collegiata di San Martino un complesso edilizio di grande rilievo; nel suo impianto architettonico è disegnata la piazza antistante, probabilmente concepita con progetto unitario per essere chiusa su tre lati da edifici porticati, come fa pensare l’affresco che si trova nella Sala del Consiglio (detta Salone dei Cardinali Pallotta).
L’importanza storica del palazzo sta anche nella sua architettura rigorosamente aderente ai principi della Controriforma. Concepito e realizzato in tempi brevi e in modo estremamente unitario, ha subito nel tempo pochissime aggiunte e trasformazioni, per cui può essere considerato un chiaro esempio di uno degli sviluppi manieristici dell’architettura del Rinascimento.
L’intera vicenda edilizia del palazzo e tutto il suo valore storico, sono imperniati intorno ai due personaggi caldarolesi: il card. Evangelista Pallotta ed il pittore Simone De Magistris.
Gli affreschi del piano nobile ed i soffitti a cassettoni costituiscono un complesso di grande rilievo non solo per la loro mole, ma anche per la qualità delle pitture.
Lo stanzino del Paradiso
Dal primo ambiente del piano nobile attraverso un ripido vano scale si accede alla stanza più affascinate del palazzo cardinalizio. Il piccolo vano, esiguo nelle sue reali dimensioni ma nobilitato da un ricco apparato decorativo doveva essere parte di un appartamento ubicato nel mezzanino del palazzo dal quale una finestra segreta, oggi murata, consentiva di vedere chi salisse lo scalone d’onore.
Il fatto che uno degli accessi era posto nella prima stanza del piano nobile, riservato al cardinale, fa ritenere che il porporato potesse accedere al mezzanino in modo diretto, senza esporsi alla vista di tutta la sua corte e questa circostanza fa ipotizzare che si trattasse di un ambiente appartato, nel quale il cardinale potesse ritirarsi per leggere, meditare o semplicemente restare in solitudine, abbandonando per qualche ora quelle consuetudini sociali impostegli dal proprio rango.
Alzando gli occhi al soffitto del vano scale, chi scende verso la camera picta, rimane colpito dai motivo dipinto proprio al centro dove un pingue Orfeo, al suono di una lira, ammansisce le fiere più feroci che, attratte dalle armonie da lui composte, si dispongono ad ascoltare l‘improvvisato concerto en plein air il pastore antico, figlio di Calliope, sembra voler segnalare il momento di passaggio fra gli ambienti del piano nobile, destinati ai negotia, e quelli privati del mezzanino, destinati agli otia del porporato, rivelando così il carattere erudito, estremamente raffinato che ha guidato il Pallotta nelle scelte decorative della sua residenza.
Giunti nello stanzino, stupisce l’esuberanza cromatica e la vivacità giocosa che improntano la decorazione, dove sono rappresentati i riferimenti araldici al committente e l’esaltazione delle sue qualità morali: al primo alludono le sfere e le stelle che mostrano i rubicondi putti alati e gli astri che decorano lo zoccolo marmorizzato della stanza, mentre nei lacunari del soffitto volteggiano quattro angeli con le sfere dei flagelli e due virtù, l’una raffigurata come una donna con una piramide la Gloria del Principi, l’altra con due corone in mano è invece la Nobiltà.
Il carattere ludico della decorazione e bene evidenziato dalla scelta di raffigurare sulle pareti dodici scene di caccia, riferite tanto ad animali locali quanto a più esotici scenari.
Sette sono tratte dalle incisioni che compongono una serie di scene di caccia dell’affermato maestro romano Antonio Tempesta, ai cui modelli incisori il pittore ginesino Domenico Malpiedi, esecutore delle decorazioni, si è certamente ispirato.
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